Organizzare un trasferimento all’estero richiede molto più di una valigia ben fatta. Prima di partire, ci sono passaggi fondamentali da affrontare, decisioni da prendere e scadenze da rispettare. Ecco come prepararsi passo dopo passo.
Pianificare il trasferimento: cosa fare (e quando)
Un trasferimento internazionale non si improvvisa. Per affrontarlo con serenità, serve iniziare a pianificare almeno sei mesi prima della partenza. In questa fase iniziale è utile informarsi sul paese di destinazione: quali documenti servono? Quali sono i requisiti per ottenere un visto, iscrivere i figli a scuola o portare con sé animali domestici? Già a questo stadio conviene anche richiedere preventivi per il trasloco e per eventuali assicurazioni sanitarie private.
Tre mesi prima della partenza, si entra nella fase operativa: raccogliere e tradurre documenti, prenotare il volo, organizzare la disdetta dell’affitto o la vendita dell’immobile. Serve anche decidere cosa portare e cosa lasciare, considerando tempi e costi del trasporto internazionale. A un mese dalla partenza, è il momento di chiudere le utenze, vendere o donare gli oggetti non necessari, e soprattutto preparare la valigia “strategica” con tutto ciò che serve per le prime settimane: vestiti, medicine, documenti, dispositivi elettronici.
Secondo traslochisargu.it, azienda di traslochi internazionali, va ricordato che le spedizioni via mare possono impiegare dalle tre alle otto settimane, mentre quelle aeree impiegano generalmente meno di dieci giorni ma costano molto di più. Se si arriva nel nuovo paese prima dei propri beni, una soluzione può essere l’affitto temporaneo di un alloggio arredato oppure l’utilizzo di un deposito mobili.
Scegliere cosa portare, come spedirlo, cosa lasciare
Non tutto vale la pena di essere spedito. Prima di decidere, bisogna conoscere i costi: un container da 20 piedi da Milano a New York via nave può costare dai 2.000 ai 5.000 euro; se invece si opta per il trasporto aereo, 200-300 kg di beni possono arrivare a costare tra i 4.000 e i 6.500 euro. Per tragitti europei, il trasporto via terra è più rapido e può costare tra 1.000 e 2.500 euro.
Esistono due modalità principali: container condiviso (più economico ma con tempi meno prevedibili) o dedicato (più rapido e costoso). A questi costi si sommano quelli per l’imballaggio professionale, l’assicurazione e lo stoccaggio temporaneo, se necessario.
Lo sdoganamento, in genere, è gestito dalla ditta di traslochi, ma richiede comunque una lista dettagliata degli oggetti, con relativo valore, e la prova del trasferimento di residenza. Alcuni paesi, come gli Stati Uniti o il Canada, possono richiedere la presenza fisica del proprietario al momento dello sdoganamento. L’importazione può essere esente da dazi solo in caso di trasferimento permanente documentato.
Attenzione anche agli oggetti da evitare: alimenti, bevande alcoliche, liquidi, batterie al litio e sostanze chimiche sono spesso vietati. Gli strumenti musicali costruiti con legni esotici possono richiedere certificazioni speciali. E a volte è più conveniente vendere mobili ed elettrodomestici, soprattutto se incompatibili con il voltaggio locale o facilmente sostituibili nel paese di arrivo.
Burocrazia, tasse, salute: i dettagli che fanno la differenza
Le pratiche burocratiche variano molto da paese a paese. Nei trasferimenti dentro l’Unione Europea i processi sono più snelli, ma al di fuori servono spesso visti specifici. Negli Stati Uniti, ad esempio, è necessario un visto di lavoro sponsorizzato; in Australia un sistema a punti; in Canada serve dimostrare fondi sufficienti per mantenersi nei primi mesi. Tutti questi documenti vanno richiesti con largo anticipo, e spesso condizionano anche l’iscrizione a scuola, la possibilità di affittare casa e l’accesso alla sanità.
Sul piano fiscale, la regola generale è che si diventa residenti fiscali in un paese se si vi soggiorna per più di 183 giorni l’anno. Per evitare la doppia imposizione, l’Italia ha firmato accordi con molti paesi (tra cui USA, UK, Canada, Svizzera) che stabiliscono dove vanno pagate le tasse su redditi e patrimoni. È essenziale iscriversi all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) per dichiarare il cambio di residenza fiscale.
Infine, la sanità: in molti paesi l’accesso al sistema sanitario pubblico è garantito solo ai residenti permanenti o ai lavoratori locali. In alternativa, è necessario stipulare un’assicurazione sanitaria internazionale. Alcuni paesi (come Emirati, Thailandia, Sudafrica) richiedono vaccinazioni specifiche per l’ingresso, soprattutto in caso di soggiorni lunghi. Anche in questo caso, è bene pianificare in anticipo visite mediche e documenti sanitari.
Un trasferimento internazionale è un progetto complesso, che richiede attenzione ai dettagli, pianificazione e una buona dose di elasticità mentale. Ma con le giuste informazioni, può trasformarsi in un’esperienza entusiasmante e ben gestita, fin dal primo giorno.